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il tacchino induttivista, dove unpovero tacchino scopre i limiti dellinduzione

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iangida
view post Posted on 12/11/2007, 08:30




La concezione induttiva della conoscenza ritiene che si possa giungere a conoscenze universali attraverso l'enumerazione di casi singoli, se per esempio una serie di osservazioni mi mostra che, in diverse circostanze, l'acqua bolle a 100 gradi, potrò concludere che sempre l'acqua bolle a 100 gradi.
Russell e Popper, per dimostrare i limiti di questa posizione, inventarono la storia del tacchino induttivista.
Un tacchino, in una fattoria statunitense, decise di formarsi una visione del mondo scientificamente fondata. Il primo giorno osservò che il padrone gli aveva portato da mangiare alle 12:00, ed egli aannotò tale evento. Il giorno dopo, il fatto si verificò nuovamente, e lo stesso accadde nei mesi successivi, indipendentemente dalle condizioni climatiche, dal colore del vestito del padrone, dal fatto che questi fosse solo o in compagnia e da ogni altra circostanza. Il tacchino ne trasse dunque la seguente decisa inferenza induttiva: "indipendentemente dal tempo, dal colore del vestito, dal fatto che sia solo o in compagnia, il padrone della fattoria mi dà da mangiare alle 12:00 ogni giorno".
Finalmente ritenne di avere compiuto sufficienti osservazioni e, il quarto mercoledì dle mese di novembre, enunciò la seguente legge: "indipendentemente dal tempo, dal colore del vestito, dal fatto che sia solo o in compagnia, il padrone della fattoria mi dà da mangiare alle 12:00 ogni giorno".
Il giorno dopo, festa del ringraziamento, festeggiata dagli americani con un pranzo in cui si serve a tavola il tacchino, il padrone venne e tirò il collo al tacchino.

come sosteneva Hume l'induzione non è molto sicura come fonte per la nostra conoscenza, d'altra parte, mi chiedo, che altro poteva fare il tacchino. NN so se a un tacchino cartesiano con le sue idee innate e la sua ragione infallibile, sarebbe andata meglio :-)

Dal punto di vista logico è impossibile derivare la verità di una proposizione universale del tipo "tutti gli uomini sono mortali" dalla somma di proposizioni empiriche singolari come "Caio è un uomo ed è mortale", "Tizio è un uomo ed è mortale", ecc.
Già Aristotele era consapevole di tale limite infatti, nel cosiddetto quadrato aristotelico, quando considera le relazioni possibile tra i vari tipi di proposizione, sostiene che se dalla verità di una proposizione universale affermativa o negativa, possiamo derivare che è necessariamente vera anche la corrispondente proposizione particolare (affermativa o negativa), non è vero il contrario. ESEMPIO:Se sappiamo che sono vere le proposizioni: "tutti gli uomini sono mortali" (universale affermativa) o "Nessun uomo è mortale" (universale negativa) allora potremo con certezza dedurre che saranno vere le corrispondenti proposizioni particolari e cioè: "qualche uomo è mortale" o "alcuni uomini non sono mortali". Ma non è vero il contrario, se sappiamo con certezza che alcuni uomini sono mortali non ne segue che necessariamente lo siano tutti, e se sappiamo che alcuni uomini sono non mortali, non ne segue necessariamente che lo siano tutti.

AGGIUNGO QUESTO LINK CON UNA VERSIONE RIVISITATA DELLA STORIA DEL TACCHINO INDITTUVISTA TRATTA DAL BLOG DI ZODLY: http://zodly.spaces.live.com/blog/cns!...5!576.entry

Edited by iangida - 12/12/2008, 14:01
 
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