argomento: risorgimento italiano, canzoni risorgimento, la bella Gigogin, 1848, guerre di indipendenza, seconda guerra di indipendenza, canti patriottici, canti risorgimentali, prima guerra di indipendenza, 5 giornate di Milano, risorgimento, canti risorgimento, unità d'Italia
Addio mia bella addio (1848)
ADDIO MIA BELLA ADDIO canto di Carlo Bosi (1848) dal concerto GARIBALDI L'EROE DEI DUE MONDI, 5 luglio 2008
Musica di autore ignoto, versi di C.A. Bosi, diffusosi durante i risorgimento e divenuto molto popolare durante il 1848. Molto retorico, non ha probabilmente un'origine popolare. La patria viene a identificarsi con la moglie/fidanzata ed è l'amor di patria a fornire la motivazione principale. In seguito divenne uno dei canti più diffusi in tutte le guerre. La canzone è anche conosciuta come "Addio del volontario toscano" o "La partenza del soldato". probabilmente fu la canzone più cantata nel corso delle guerre risorgimentale tra il 1848 e il 1870.
TESTO COMPLETO Addio, mia bella, addio: l'armata se ne va; se non partissi anch'io sarebbe una viltà!
Non pianger, mio tesoro: forse ritornerò; ma se in battaglia io moro in ciel ti rivedrò.
La spada, le pistole, lo schioppo li ho con me: all'apparir del sole mi partirò da te!
Il sacco preparato sull'òmero mi sta; son uomo e son soldato: viva la libertà!
Non è fraterna guerra la guerra ch'io farò; dall'italiana terra lo straniero caccerò.
L'antica tirannia grava l'Italia ancor: io vado in Lombardia incontro all'oppressor.
Saran tremende l'ire, grande il morir sarà! Si muora: è un bel morire morir per la libertà
Tra quanti moriranno forse ancor io morrò: non ti pigliare affanno, da vile non cadrò.
Se più del tuo diletto tu non udrai parlar, perito di moschetto per lui non sospirar.
Io non ti lascio sola, ti resta un figlio ancor: nel figlio ti consola, nel figlio dell'amor!'
Squilla la tromba...Addio... L'armata se ne va... Un bacio al figlio mio! Viva la libertà!
La bella Gigogin (1858)
Suonata per la prima volta il 31 dicembre del 1858, al teatro Carcano di Milano, alla vigilia della seconda guerra di indipendenza del 1859 che segnerà la riunificazione dell'Italia. Non vi sono dati certi riguardo a questo canto che risulta composto dalla mescolanza di strofe derivanti da vari canti popolari e tradotta in musica, una plka, dal maestro Paolo Giorza nel 1858. La tradizione orale tramanda che la canzone venne suonata per la prima volta la sera di San Silvestro, il 31 dicembre del 1858, al teatro Carcano di Milano alla vigilia della II guerra di indipendenza. Quando la Banda Civica, diretta dal maestro Gustavo Rossari, cominciò a suonare la bella Gigogin, il pubblico reagì con entusiasmo al punto che la banda dovette riperterla per 8 volte. Vi sarebbe infatti un significato allegorico che non sarebbe sfuggito ai milanesi. La bella è malata (l’Italia? La Lombardia?), bisogna aspettare ancora e lasciare che si mariti, cioè che avvenga l’alleanza tra Vittorio Emanuele II e Napoleone III, per poter marciare contro gli austriaci (daghela avanti un passo). Si narra che la notte di quel capodanno del 1858 venne cantata, suonata e applaudita continuamente, anche davanti al palazzo del vicerè austriaco, come una sfida. La Ricordi pubblicò la canzone ma il governo austriaco ne sequestrò le copie. Secondo altre testimonianze la stessa canzone venne cantata alla battaglia di Magenta (04/06/1858) in cui le truppe francesi sconfissero quelle austriache guidate da Giulaj. La Gigogin divenne in breve il canto patriottico più popolare e cantato in ogni occasione, dalle spedizioni di Garibaldi ai moti del 1859 in centro Italia. Dal sito https://digilander.libero.it/fiammecremisi/schede/gigogin.htm ecco il testo:
La leggenda intessuta attorno a questo canto ne racconta l’origine a partire dal 1848, durante le 5 giornate di Milano. narra di una mitica figura di ragazzina Era il 22 marzo del '48 e a Milano, da sotto le barricate a Porta Tosa, esce una bellissima ragazzina tremante per il freddo. E' vestita con giubbotto, stivaloni e una larga gonna. A chi le chiede il nome risponde Gigogin (diminutivo piemontese di Teresina, Gigogin fra i cospiratori voleva dire anche ITALIA). Fuggita dal collegio e salita sulle barricate, riesce ad arruolarsi fra i volontari lombardi. Un giorno Manara le affida un messaggio urgente per La Marmora, il colonnello dei Bersaglieri. La sua felicità poi aumenta quando riesce ad ottenere un incarico ufficiale, vivandiera o cantiniera come solevasi dire per l'addetto allo spaccio. Conosce Mameli e fra i due scoppia un amore intenso, epico. Va in prima linea, a Goito soccorre e rifocilla le truppe. La sua fama esce dal battaglione dei lombardi di Manara e raggiunge i paesini più piccoli della pianura. Il suo coraggio la spinge dopo la prima sconfitta a percorrere le terre rioccupate, a cantare un ritornello "Daghela avanti un passo" (fate un passo a est verso l'oppressore). Il suo amore per Mameli non è solo sentimento. Lo salva dalla polizia austriaca che lo pedina, inscenando in strada un happening di improperi e contumelie rivolte all'imperatore Ferdinando II (Francesco Giuseppe era solo erede, la sua corona arriverà a fine anno, http://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_Giu...e_d'Austria ). Il ritorno in collegio è inevitabile. Fugge di nuovo, ma tutti gli uomini del '48 sono Roma con Garibaldi. Stanno morendo sugli spalti della Repubblica. Il suo triste domani di fanciulla non le appartiene più. Nessuno seppe mai il suo vero nome, se mai fosse veramente esistita.
E la bella Gigogin col tremille-lerillellera La va a spass col so spingin Col tremille-relillellà.
Di quindici anni facevo all'amore Daghela avanti un passo Delizia del mio cuore.
A sedici anni ho preso marito Daghela avanti un passo Delizia del mio cuore.
A diciassette mi sono spartita Daghela avanti un passo Delizia del mio cuor.
La ven, la ven, la ven a la finestra L'è tutta, l'è tutta, l'è tutta insipriada La dis, la dis, la dis che l'è malada Per non, per non, per non mangiar polenta Bisogna, bisogna, bisogna aver pazienza Lassala, lassala, lassala maridà.
Le bacia, le baciai il bel visetto Cium, cium, cium La mi disse, la mi disse oh che diletto ! Cium, cium, cium La più in basso, la più in basso c'è un boschetto Cium, cium, cium La ci andremo, la ci andremo a riposar. Ta-ra-ta-ta-ta-tam.